Vienne, mai 1938. Les drapeaux à croix gammée flottent sur la capitale autrichienne. Le Dr Sigmund Freud et sa famille sont étroitement surveillés par la Gestapo. Quelques jours encore, et ils prendront le chemin de l'exil. Un départ pour Londres que des interventions diplomatiques pressantes ont réussi à extorquer au pouvoir en place. C'est dans cette atmosphère crépusculaire qu'un jeune photographe, Edmund Engelman, se présenta un matin au premier étage de l'immeuble du 19, Berggasse, la "rue de la montagne", où Freud achevait quarante années de vie viennoise. Son intention était de photographier jusqu'au moindre détail toutes les pièces de l'appartement, avec leurs meubles, leurs tableaux, leurs objets, leurs collections d'antiques. Dans la hâte et la passion, déjouant la méfiance des sbires nazis, Engelman mena sa tâche à bien. Mais il lui fallut attendre l'après-guerre et de retrouver ses négatifs pour que soit enfin publié ce document extraordinaire sur l'archéologie d'un lieu, le plus célèbre et le moins connu de la géographie psychanalytique : la maison de Sigmund Freud à Vienne.
Edmund Engelman Livres
![Berggasse 19 [neunzehn]](https://rezised-images.knhbt.cz/1920x1920/0.jpg)




Shows the interior of Freud's apartment in Vienna as it was in 1938
Italian Edition - "Ancora ricordo come fossi emozionato e timoroso in quell'umido mattino di maggio del 1938, mentre camminavo per le strade deserte verso d numero 19 della Berggasse. Reggevo una valigetta con macchine fotografiche, treppiedi, obiettivi e pellicole, e mi sembrava che a ogni passo divenisse sempre più pesante. Avevo la sensazione che a chiunque sarebbe bastata un'occhiata per capire che mi stavo recando dal professor Sigmund Freud per svolgere un compito che i nazionalsocialisti non avrebbero gradito. Aveva appena finito di piovere. Il cielo era ancora cupo e il lastricato della Berggasse luccicava per la pioggia caduta. Quell'oscurità mi preoccupava. Temevo che non ci sarebbe stata luce sufficiente per scattare buone fotografie all'interno dell'abitazione. Flash e riflettori erano fuori questione. Mi avevano avvertito che la casa era costantemente sorvegliata dalla Gestapo. L'unica documentazione del luogo in cui Freud aveva vissuto e lavorato negli ultimi quarant'anni avrebbe dovuto essere raccolta senza destare il minimo sospetto. Temevo per la mia incolumità e per quella di Freud e della sua famiglia. Non volevo nel modo più assoluto che una mia imprudenza li mettesse in pericolo proprio ora che erano in procinto di lasciare Vienna verso la salvezza." (Dall'introduzione di Edmund Engelman)