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La preoccupazione di Arendt per la politica come dimensione della condizione umana emerge dal vuoto creato dal male concentrazionario, che rivela la possibilità di perdere il senso dei limiti. Questo lavoro esplora concetti chiave emersi dalla sua analisi teorica degli eventi totalitari, considerandoli come base oscura per il futuro lessico politico. In risposta alla crisi delle categorie politiche moderne, le riflessioni di Arendt propongono una rinascita della sfera pubblica, caratterizzata da libertà, giudizio e azione politica, con uno sguardo attento alle rovine del totalitarismo. Il recupero del mondo come patrimonio comune attraversa vari aspetti del suo pensiero, dall'apolidia al diritto ad avere diritti, dal dominio totale all'azione, dall'ideologia al giudizio politico, fino alla critica della rappresentanza e alla promozione di una politica partecipata. In un contesto di assenza di pensiero, il monito di "pensare a ciò che facciamo" unisce riflessione e azione, evidenziando un'esigenza etica di responsabilità. È cruciale ristabilire il legame con il mondo, guardando a esempi storici di sfera pubblica realmente partecipata. In un panorama concettuale frammentato, si richiama la funzione "esemplare" della politica, analizzando esperienze e pratiche storiche di libertà, orientando così le scelte morali e politiche in una direzione simile a quella di Arendt.
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La politica esemplare, Natascia Mattucci
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- 2012
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